Basta guardare qualcuno in faccia un po’ di più,
per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio.
[Paul Auster]
Ieri mi sono trovata a parlare con una persona che ha fatto emergere una parte di me che non veniva fuori da un po’ e, mentre il dialogo andava avanti, mi sono trovata a pensare che era come se quella persona mi stesse facendo da specchio e mi stesse restituendo un pezzo di me.
Così mi sono chiesta perché in quella circostanza quel pezzo fosse emerso, mentre in tante altre, apparentemente simili, rimaneva nascosto. Mi sono anche chiesta fino a che punto continuare a relazionarmi con quella persona fosse utile per me, cioè se fosse una relazione che mi arricchiva o che, al contrario, mi impoveriva.
Sono arrivata abbastanza velocemente alla conclusione che, per come si stava evolvendo, quello scambio non mi fosse di alcuna utilità in questo momento e così l’ho interrotto. Quell’esperienza però mi ha portato a fare una riflessione che vorrei condividere con voi.
Tutti noi abbiamo l’abitudine di guardare la nostra immagine riflessa in uno specchio. È il solo modo che abbiamo per darci un volto e farci un’idea di come ci vedono gli altri. Non sempre l’immagine che vediamo riflessa ci piace e spesso non ci è facile accettarci così come siamo.
Ogni volta che siamo davanti ad uno specchio cominciamo a parlare a noi stessi, a raccontarci cosa ci piace e cosa no, a dirci come vorremmo essere e quanto ci fa sentire adeguati o inadeguati essere come siamo. A volte guardarci allo specchio dà inizio a cambiamenti di abitudini importanti perché le riconosciamo come la causa principale di ciò che non ci piace.
Vi siete mai accorti di cosa ci accade dentro quando qualcuno ci rimanda indietro un’immagine di noi? Vi siete soffermati a riflettere su come si muovono i nostri pensieri e i nostri stati d’animo quando ciò che ci arriva è un’immagine in cui ci riconosciamo rispetto a quando non accettiamo come nostra l’immagine che ci viene restituita? Vi siete mai soffermati a riflettere che ogni volta che ci confrontiamo con qualcuno è come se ci stessimo osservando in uno specchio e che ciò che accade dipende anche dall’immagine di noi che arriva all’altro?
Cosa accadrebbe se cominciassimo a guardare le persone con cui ci relazioniamo come se fossero degli specchi che ci rimandano continuamente pezzi di noi? Non credete che se riuscissimo a farlo riusciremmo a rimanere centrati su di noi e ad assumerci la responsabilità di ciò che accade, anziché pensare che ciò che accade sia soprattutto responsabilità dell’altro?
Che differenza può fare per la relazione se rimaniamo concentrati su come reagiamo noi rispetto alle azioni dell’altro anziché continuare a pensare che la responsabilità di ciò che accade sia soprattutto dell’altro?
Non pensate anche voi che questo approccio ci permetterebbe di vedere sempre più spesso e sempre più velocemente anche le tante reazioni alternative che avremmo potuto avere e ci spingerebbe a riflettere su cosa ci ha condotto verso una strada piuttosto che un’altra? Non pensate che ci permette anche di comprendere meglio fino a che punto le nostre azioni/reazioni possano aver influenzato il comportamento dell’altro?
Insomma, iniziare a guardare gli altri come se fossero tanti specchi, che ci rimandano indietro parti di noi, può essere un passo importante verso l’assunzione su di noi della responsabilità di ciò che siamo e di come siamo percepiti dagli altri, esattamente come ci assumiamo la responsabilità della nostra immagine esteriore quando scegliamo gli abiti, la pettinatura, il trucco, le scarpe, il profumo e gli accessori che meglio di rappresentano.
ciao luisa.qualcosa pero nn mi torna.l ultima relazione ke ho avuto .l ho avuta cn una donna ke si drogava ,era violenta e aggressiva.e che ha commesso piu volte reati.quindi quelle caratteristiche appartengono anke a me.sono totalmente diversa da lei.contraria ad ogni tipo di droga e violenza.illuminami .in questo caso nello specchio cosa dpvevo vedere.sicche altre cose le ho viste e di certo quest incontro mi e’ servito nel sviluppare alcune cose ke da tempo avevo messo in cantiere.
Ciao Paola,
non è detto che ciò che razionalmente non vogliamo non ci appartenga. Potrebbe essere appartenuto a qualcuno che ci è stato molto vicino e noi ci avviciniamo a quel modello per contrapposizione o perché rappresenta qualcosa di noto e che sappiamo gestire.